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 Chi pensa, veramente, a Pantelleria?
 17/07/2012 12.32.41

Articolo che da molto da pensare sul futuro dell'Isola.

Grazie Andrea Gabbrielli, Rocco

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A seguito del mancato rinnovo del contratto con la Regione Sicilia, scaduto lo scorso 7 luglio, le navi Cossyra e Zeus che collegano Trapani con Pantelleria e Favignana, si sono fermate in banchina e i 50 marinai sono stati licenziati. La società armatrice “La Traghetti delle Isole”, con molto senso di responsabilità, ha poi deciso di riprendere i collegamenti a partire da sabato 14 luglio.

La Cossyra non è un traghetto qualsiasi cioè addetto al solo trasporto dei passeggeri ma è l’unica nave autorizzata a trasportare materiali infiammabili, come le bombole del gas o la benzina, i materiali speciali per l’ospedale, i rifiuti e molto altro ancora. Che il contratto sarebbe scaduto, si sapeva da tempo immemorabile ma i molti “marziani”, pur sempre pagati per adempiere a queste incombenze, si sono fatti ancora una volta cogliere – si fa per dire - impreparati. Non solo. La Commissione Bilancio dell’Assemblea Regionale Siciliana, a cui spetta la decisione, la scorsa settimana non ha potuto approvare lo stanziamento necessario al proseguimento del servizio “per assenza del numero legale”. La riunione, pertanto, è stata spostata a martedì 17 luglio. L'emendamento di 3 milioni di euro, finalizzato a coprire le spese dei collegamenti Ro.Ro.
fino a settembre, inoltre non può essere discusso singolarmente ma va inserito nel contesto di un Decreto Presidenziale Regionale (D.P.R.) che deve passare al vaglio della Commissione Bilancio per poi arrivare nell'Aula dell'Assemblea Regionale. (Fonte Pantelleria News).

Il paradosso, se così si vuole definire, è che la copertura finanziaria c'è solo per gli anni 2013 e 2014 ma non per i cinque mesi che mancano alla fine del 2012. Tutto ciò accade non solo nelle more della crisi che da mesi attanaglia la Regione Sicilia con il presidente Raffaele Lombardo sempre in procinto di dimettersi ma, tanto per rendere la risoluzione dei problemi più semplice il sindaco di Pantelleria Alberto Di Marzo dal 22 Maggio scorso è agli arresti domiciliari per corruzione aggravata. Attualmente a causa delle sue dimissioni sono decaduti anche tutti gli assessori della Giunta e di conseguenza il potere di governo è stato assunto dal Commissario Straordinario, Giuseppe Piazza.
I cittadini di Pantelleria dal canto loro, cercano di farsi sentire come possono: manifestazioni sull’isola e sulla terraferma, raccolte di firme, delegazioni ma l’eco di queste proteste è assai flebile e men che mai raggiunge i grandi media. Se non fosse per Pantelleria News, il silenzio sarebbe totale perché in questi tempi di tagli alla spesa, non c’è molto spazio sulla stampa nazionale da dedicare ai problemi di poche migliaia di panteschi.

Nonostante gli oceani di retorica, gli abitanti delle piccole isole, sono più che altro considerati un peso, possibilmente da esodare in fretta. In questo marasma annunciato da lunghissimo tempo, al di là delle infiammate dichiarazioni dei tanti politici in cerca di visibilità, ma pur sempre corresponsabili di questo andazzo, il cerino acceso rimane agli isolani. E brucia. Per una piccola isola l’incertezza dei trasporti nel pieno della stagione turistica è assolutamente devastante e impedisce qualsiasi programmazione. Non è molto difficile da comprendere. Prima la guerra di Libia, che seppur brevemente aveva portato alla chiusura dell’aeroporto di Pantelleria. Un tempo sufficiente per far disdire a molti tour operator le prenotazioni sull’isola; e poi i voli per tratte tutto sommato brevi, da Palermo o Trapani a Pantelleria, dal prezzo esorbitante: più da maison di alta moda che da tempi di low cost. L’elenco delle vessazioni però potrebbe continuare ancora a lungo.

Tralascio per amor di patria i problemi con i dissalatori, assolutamente vitali per un’isola che non ha sorgenti d’acqua potabile proprie. Nonostante i miglioramenti, gli impianti sono obsoleti, insufficienti a fare fronte alla necessità di panteschi e di turisti. Certo in passato era molto peggio e forse negli anni Duemila l’acqua dovrebbe essere un diritto di ogni cittadino italiano. A Pantelleria, però non è detto. Analoghi discorsi si potrebbero fare per la sanità. Sembra incredibile eppure bisogna lottare per far capire che non si può utilizzare lo stesso metro di giudizio per un ospedale di un’isola e quello di una qualsiasi località del continente.
Sul fronte vitivinicolo la situazione è sempre più difficile. Ormai la produzione si è attestata su circa 25.000 quintali annui di uve con la stragrande maggioranza dei vigneti – circa 600 ettari - vecchi e sempre meno produttivi. Due aziende di profilo internazionale come Donnafugata – con oltre 60 ettari tra proprietà e affitto e un marchio forte e riconosciuto – e Carlo Pellegrino- che da sola acquista oltre la metà di quanto Pantelleria produce annualmente – reggono di fatto la gran parte di ciò che resta del sistema vitivinicolo isolano, un tempo – ormai lontanissimo - assai fiorente.

I vignaioli d’altra parte sono sempre più rari e disillusi. Le Aziende Vitivinicole Miceli di Contrada Rekale dal 2008 hanno smesso di pagare i loro fornitori di uve pur avendo continuato ad accettare i conferimenti negli anni successivi. Attualmente è in corso un’azione legale per recuperare le somme dovute mentre l’azienda è in pericolo di fallimento con conseguenze facili da immaginare per i creditori. Le molte altre aziende, in molti casi anche minuscole, continuano non senza difficoltà la produzione, tenendo alto il nome del vino isolano.

I rigori della crisi, pantesca e nazionale, colpiscono grandi e piccoli ma gli effetti non sono gli stessi. I vini di Pantelleria possono essere – e lo sono - buonissimi ma qualità, passione e poesia sono necessarie almeno tanto quanto una buona commercializzazione, una comunicazione efficace e un livello elevato di collaborazione tra le aziende per fare sistema. Condizioni rispettate da pochi nell’isola dello zibibbo.

Non a caso s’incontrano personaggi d’altri tempi ancora convinti che nell’isola si produca il miglior vino del mondo: un discorso insensato che nell’epoca del mercato globale non solo è un simbolo di arretratezza ma non aiuta a vendere nemmeno un bottiglia in più. Sembrerebbe che gli unici a gioire di questa difficile condizione, in cui gli abbandoni dei vigneti sono all’ordine del giorno, siano i conigli selvatici diventati una sorta di flagello biblico. Lunari regolamentazioni impediscono il controllo della loro proliferazione con degli effetti deleteri sulla viticoltura: i ceppi vengono letteralmente spogliati e trasformati in cibo per le colonie sempre più numerose e affamate di leporidi. Sembra strano ma pare siano in molti a non sapere che la vendemmia da noi si fa solo una volta l’anno. Dei rimedi c’era bisogno due mesi fa perché ad agosto si inizia a raccogliere ( quello che è rimasto). Ma tant’è.

Pantelleria l’isola ventosa per eccellenza non ha nemmeno un impianto eolico, né un impianto geotermico che sfrutti le sorgenti calde di cui è ricca e né tantomeno un impianto solare degno di questo nome per la produzione di energia pulita. L’intera isola, da questo punto di vista, potrebbe essere totalmente autosufficiente con enormi ricadute per tutte le attività: dal funzionamento dei dissalatori alla produzione di elettricità per le case, gli alberghi, le attività economiche, le aziende vinicole. Non più solo “perla nera” ma la prima isola completamente verde del Mediterraneo.

Chissà se al termine di queste vicende a Pantelleria finirà il tempo dei demagoghi, dei contaballe, dei quaraquaquà. Adesso più che mai occorrerebbe qualcuno in grado di volare alto per affrontare i mille problemi che la affliggono con progetti di ampio e lungo respiro, da costruire un pezzetto alla volta e non contando più di tanto sull’aiuto esterno. Ci sarà oppure sarà l’ennesima occasione persa? Spetta ai panteschi decidere. Fare il tifo per loro significa anche farlo per il nostro amato quanto disastrato Paese.

P.S. Avviso per i naviganti. Grazie ad un accordo tra Enac e Meridiana i voli di collegamento con Trapani e Palermo saranno garantiti sino al 27 Ottobre prossimo. Siccome l’Enac non ha più risorse da spendere, la successiva copertura finanziaria per gli oneri di servizio pubblico dovrà essere garantita direttamente dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e dalla Regione Sicilia.Come dire, c’è qualche settimana per provvedere in tempo alla bisogna. Oppure no ?

Autore: Andrea Gabbrielli

da News Winesurf

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