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 Vita Associativa dell'UNIONE - parte seconda
 03/05/2012 7.18.12

L’UNIONE SIMPATIZZANTI DEL VINO

di Vittorio Fiore x L’Enotecnico, 1976

Nell’Antica Trattoria del Balé, simpatico locale dalle vecchissime tradizioni, situato nell’operoso paesello di Figino Serenza nella Brianza canturina, oltre al proprietario Michele, dalle sopraffine arti culinarie, è facile imbattersi in personaggi radunati attorno ad uno dei tavoli che più che ai soliti discorsi sul calcio, le donne o la situazione politica della nostra bella Italia, preferiscono quelli, che trattano di vigna, di vini, di annate, di accostamenti e via dicendo….

Fin qui la cosa, per quando abbastanza inusuale, potrebbe considerarsi comprensibile, trattandosi di un luogo in cui il vino è la merce più venduta; quello che invece stupirebbe davvero l’avventori che casualmente, dal tavolo vicino, ascoltasse i discorsi degli abituali frequentatori dell’Antica Trattoria del Balé, sarebbe lo scoprire che un bel giorno queste persone, desiderose di allargare la cerchia degli interlocutori e di assecondare questa passione-hobby per il vino, hanno deciso di costituirsi in Associazione, creando appunto la “Unione Simpatizzanti del Vino”.

Ma siccome il successo delle collettività è sempre frutto dell’attività intelligente e dinamica di poche persone, ecco che dietro l’attuazione di questa iniziativa ed il successo che ha ottenuto, raggiungendo in un paio d’anni di vita il numero di oltre 200 iscritti, troviamo i fautori e garanti di tale successo. Uno fa il panettiere, l’altro è un funzionario di un grande albergo in Milano.

Rocco Lettieri, Presidente e Sergio Cazzaniga, Segretario, naturalmente con il continuo sostegno e con la massiccia partecipazione di molti altri, hanno dato vita ed impulso a questa iniziativa, con il merito di aver immediatamente compreso che la serietà degli intenti sarebbe stata fatta salva e compresa se, fin da principio la loro azione fosse stata improntata alla diffusione fra i Soci della conoscenza del vino, mediante un’informazione di facile comprensione ma profondamente seria e rigorosamente attendibile.

Ecco, perciò, il loro invito ad Enti e persone “addetti ai lavori” nel settore vitivinicolo, i viaggi turistico-istruttivi a zone viticole ed a cantine di produzione, i frequenti cicli di istruzione, le continue sedute di degustazione guidate da enotecnici, il bollettino trimestrale per le necessarie informazioni di carattere associativo, le frequenti pubblicazioni di ciclostilati su argomenti viticolo-enologico e gastronomico e le molte, molte altre attività che la razionale dinamicità del gruppo dirigente mette in continuazione sul tappeto.

Ĕ sempre con piacere che si riceve l’invito a partecipare ai vivaci incontri organizzati dagli amici dell’Unione Simpatizzanti del vino, anche, perché, in quell’atmosfera “pulita”, si ha la sensazione di arricchire il proprio patrimonio morale oltre che, naturalmente quello culturale.
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Da il libro delle Confraternite

Il vero territorio della Brianza deve essere considerato quello che si estende tra il Lambro e l’Adda, tra i monti della Valsassina e il digradare delle colline da Usmate verso Vimercate. Il suo nome deriva dalla località Brianza, nel territorio della parrocchia di Nava, che si incontra per la prima volta il 16 agosto 1107 in una donazione per la fondazione di un Monastero Cluniacense in San Nicola in Figina di Villa Vergano. Fin qui la brevissima localizzazione storica e geografica; ma la Brianza, nei secoli, ha sempre fatto incantare di sé per la pacata bellezza del suo paesaggio, la mitezza del clima e la dolce morfologia che ne fanno un’area di insediamento riposante accanto alla febbrile vivacità della piana milanese.

Figino Serenza è un piccolo centro a metà strada tra Como e Milano in piena Brianza, una località che bisogna «conoscere» per trovare; ma da qui ci viene una lezione di umiltà e di amore: merito di alcuni giovani che hanno voluto, nel 1973, fondare l’Unione Simpatizzanti del vino... e perché ?

Qui sta l’importanza della loro risposta.

I reggenti del Sodalizio tengono a precisare che, contrariamente a molte altre Confraternite del genere, essi non hanno costumi storici anche perché storicamente non hanno un passato: hanno solo il passato di una terra, la Brianza, appunto, che, famosa per la sua bellezza e la laboriosità dei suoi abitanti, non lo è mai stata altrettanto in fatto di buona produzione vinicola e di buon gusto nel bere. Umiltà e amore, abbiamo detto: umiltà per la sincera ammissione della propria mancanza di «antenati illustri» in fatto di enologia e di storia, amore per la loro Terra, ricca di tradizioni, ma così poco amante di Bacco. L’Associazione si propone, infatti, di far conoscere ai soci la bevanda nazionale e le sue qualità, di promuovere riunioni, convegni, corsi, conferenze per discutere sull’arte del bere; di effettuare gite sociali nei posti e luoghi di provenienza dei vini. A questo scopo compilano (con estrema cura, invero!) un bollettino al fine di informare i Soci sulla natura e sulla qualità dei vini presi in esame. Le riunioni si tengono nella Antica Trattoria Balé che, aperta nel 1880 dal bisnonno dell’attuale proprietario, accoglie volentieri questi singolari ed entusiasti ospiti. Non hanno «Capitoli» periodici ufficiali, ma tengono qui una seduta ogni primo martedì del mese, per concertare, di volta in volta, degustazioni, viaggi-studio nei luoghi di produzione, colazioni, con particolare riguardo all’abbinamento cibo-vino, corsi di tecnica vinicola e serate particolari per le quali vengono ospitati, quando il loro numero eccede la capienza dell’antica sede, nel vicino Castello visconteo di Carimate, della metà del XIV° secolo, rimaneggiato ripetutamente in seguito e recentemente diventato, dopo un sommario restauro ottocentesco, sede di un «Club», che nel grande parco ha installato tennis, piscine, e tutto quanto può rallegrare un buon «fine settimana» lontano dallo smog milanese.

Dopo un primo periodo di assestamento, nella primavera del 1975 l’Unione ha iniziato la sua «vera vita », organizzando un Corso di enologia, che è stato il primo realizzato nella zona da un’Associazione. Le lezioni si sono articolate nell’arco di dieci settimane, e sono state frequentate da circa quaranta «allievi». Scopo dell’iniziativa è stato quello di fornire agli amatori una infarinatura generale sull’enologia. Le «lezioni » hanno riguardato un pò tutti i settori in cui si divide la scienza del vino: a partire dalla vendemmia per arrivare alla conservazione ed all’invecchiamento. Sono poi stati trattati argomenti collaterali come quelli riguardanti le malattie del vino, la sofisticazione, la pastorizzazione. Durante le lezioni sono state passate in rassegna tutte le più importanti regioni italiane, francesi e tedesche produttrici di vini celebri. Gli esperti via via succedutesi sulla...cattedra del «Balé» sono stati il “maestro assaggiatore Adriano Romanò” di Milano, Giorgio Grai, Vittorio Fiore (direttore nazionale della Associazione italiana enotecnici), Vittorio Lissoni di Desio e Mattia Vezzola di Moniga del Garda.

Oltre alle molte nozioni tecniche impartite dai docenti, sono venuti fuori interessanti accenni di «cronaca spicciola» sul mondo del vino. Ad esempio, che il verbo «infinocchiare » deriverebbe dal fatto che ogni vino, dopo che si è gustato un finocchio, sembra molto migliore di quanto non sia: per questa ragione, un tempo, il contadino prima di vendere una partita del suo prezioso nettare, offriva al cliente dei gustosi piatti di salame tipo finocchiona toscana. Concluso l’affare e passato l’effetto del finocchio, non si poteva certo accusare il contadino se il vino portato a casa era ben diverso da quello che il cliente ricordava. Il Corso (marzo-maggio 1975) si è concluso presso il ristorante « Le Querce » di Mirabello di Cantù, alla presenza di molti invitati, oltre ai soci. Il presidente Lettieri, dando il benvenuto, ha fatto una panoramica del vino nei secoli che va dalle nozze di Cana (dove si ebbe la prima «falsificazione» del prodotto enologico per eccellenza) sino ai nostri giorni ed un’illustrazione sui contenitori usati nel tempo a partire dalla terracotta alle botti e alle bottiglie. Durante il corso enologico veniva organizzato il primo ciclo di presentazione e degustazione dei vini, con un incontro tra gli aderenti al sodalizio, circa un centinaio, ed alcuni produttori della valle d’Aosta: ospiti d’onore sono stati il Blanc de Morgex, il Donnaz, lo Chambave rouge ed il Passito di Chambave. Il compito della presentazione è stato assolto dal Maestro assaggiatore Adriano Romanò che con competenza e passione ha descritto le piacevolezze del vino a chi non ne abusa. «Onore al merito ai valdostani: il loro è un mondo, una civiltà, una cultura da conservare». Ad ogni assaggio, il tecnico ne illustrava qualità e caratteristiche e con i produttori si esaminavano le difficoltà, le tecniche e le annate più o meno prestigiose. Erano, infatti, presenti il signor Ezio Voyat produttore dello Chambave rouge e del Passito di Chambave e il signor Albert Vevey, produttore del Blanc de Morgex (il vino più alto d’Europa). Tutti ottimi vini, applauditi con entusiasmo, ma con un «difetto» comune: la difficoltà di reperirli sul mercato. La loro produzione è limitata. Per fare un esempio, il Donnaz è prodotto da una cooperativa di settanta piccoli coltivatori e ogni proprietario ha un esiguo fazzoletto di terra e il Blanc de Morgex ha una produzione media di soli 450 ettolitri all’anno.

Incoraggiato dal successo di queste prime manifestazioni, il Sodalizio ha prese il volo. Dapprima in Val d’Aosta. E’ stata una gita-studio entusiasmante per la dovizia di cose viste: dai vigneti di Morgex ai piedi del monte Bianco che danno un vino di razza con caratteristiche organolettiche senza eguali, proveniente da vitigno autoctono, uno dei rarissimi vitigni italiani non attaccati dalla fillossera; poi visita alla Scuola sperimentale di agricoltura di Aosta, che ha una interessante sezione enologica (qui è stato assaggiato un Riesling Renano, novità assoluta per la Valle); ancora all’Enoteca del Castello di Mont Flery, antica sede della rassegna enologica dei vini valdostani. Poi in Emilia, nel castello di Bazzano dove Rocco Lettieri e Sergio Cazzaniga hanno ricevuto le insegne della Compagnia dell’Arte dei Brentatori e dove hanno avuto modo di conoscere i rappresentanti della Consorteria dell’Aceto Balsamico Tradizionale. Qualche mese dopo, più giù, in Toscana ed in Umbria: una visita alle cantine Bonazzola a Montecarlo, in provincia di Lucca ed al Museo del Vino di Torgiano, in provincia di Perugia, allestito dall’azienda Lungarotti, una raccolta di alto valore archeologico per la ricchezza dei pezzi che testimoniano la conoscenza del vino in Italia fin dagli inizi della presenza umana sul nostro suolo.
Non è mancato un «salto» in Francia per studiare i vigneti e gli impianti dello Champagne: ammirazione per la nota Casa Mumm che conserva le sue preziose bottiglie lungo diciotto chilometri scavati nel calcare di Reims. Queste gite-studio hanno già dato i primi risultati.

Ricordiamo, brevemente, l’incontro al Castello di Carimate con le Ambascerie del Balsamico e dei Brentatori. Ancora ricordiamo il secondo ciclo di presentazione e degustazione dei vini (dopo quelli valdostani): di turno il Piemonte, regione enologica per eccellenza, che era già stata presentata ai soci del Sodalizio in un bollettino che ne inquadrava i diversi aspetti quali quello morfologico, geografico, gastronomico e naturalmente enolo¬gico. Le serate sono state dedicate in modo particolare alle gemme enologiche di Novara e di Vercelli: relatori, Vittorio Fiore, esperto enotecnico, Gaspare Mensi, direttore della Cantina dei Colli Novaresi e Adriano Romanò, per la presentazione e la degustazione. I vini sono stati scelti fra i meno conosciuti dal grande pubblico: Sizzano della Cantina Fontana; Fara e Caramino della Cantina Sociale dei Colli Novaresi; Mesolone di Brusnengo della azienda agricola Beccaro; Orbello e Lessona dell’azienda agricola Sella; sono seguiti altri vini quali il Gattinara, il Ghemme e lo Spanna.

Ricordiamo, infine, la serie di Conferenze organizzate nella prima metà del 1976 con la collaborazione dell’Ente provinciale per il Turismo di Como e della Unione provinciale per il commercio ed il turismo allo scopo di qualificare professionalmente quanti nel vino trovano il loro hobby o il loro lavoro. Novanta i par¬tecipanti, che dal 13 maggio al 30 giugno del 1976 hanno seguito con estremo interesse le varie lezioni e le numerose degustazioni pratiche.

La breve documentazione della frenetica attività dei cari amici Simpatizzanti finisce qui, ma non termina certamente l’ansia di sapere, l’amore per il mondo affascinante del vino, che svela loro, man mano che lo conoscono, aspetti sempre nuovi ed interessanti. Complimenti per l’attività che fate e per i risultati già ottenuti: non posso dimenticare che avete già cominciato a raccogliere i primi frutti dell’esperienza acquisita dalle degustazioni pratiche. Infatti, due soci sono stati premiati durante la E.B.E. di Milano con il diploma di «Buon Intenditore» al Concorso popolare d’assaggio dei vini organizzato dalla Unione Italiana Vini in collaborazione con la Associazione Enotecnici Italiani. I soci premiati, Rocco Lettieri di Cantù ed Emilio Molteni di Mariano Comense, hanno superato brillantemente tutte le prove di valutazione enoica. Auguri, cari, giovani, entusiasti amici Simpatizzanti del vino.

L’«hobby» che riempie le vostre serate, che rallegra le vacanze, è qualcosa di più di una semplice «curiosità»: è amore per la terra, doveroso, entusiastico tributo per i suoi prodotti, severo insegnamento ai coetanei, per i quali il vostro è un esempio da seguire ed emulare.

Gianni Staccotti e Attilio Scotti


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Un’esperienza in Francia
Gita della Unione Simpatizzanti del Vino

di Fausto Maculan.

Venerdì 19 ottobre 1979, Marche aux vins, di fronte all'Hotel Dieu di Beaune (Francia). Sono calmo, indisturbato e sto bene. Assaggio un vino rosso in un calice di buona fattura; davanti a me ho una candela accesa. Il vino è un Hospices de Beaune 1972 C. Dames Hospitalières, "elevato" ed imbottigliato da Patriarche a Beaune. La temperatura è giusta; la bottiglia stappata di recente.
Versandolo scende liscio e fluido con un rumore quasi melodioso. Dall'assenza completa di schiume e bollicine comprendo che è stato imbottigliato a evoluzione ultimata.

La limpidezza è impeccabile. Attraverso il bicchiere, riempito per un terzo, noto bene tutta la fiamma della candela e riconosco i particolari dello stoppino. Col bicchiere inclinato osservo le incantevoli sfumature del colore. Dove c’è più vino risalta il rosso rubino la cui tonalità diminuisce man mano verso il bordo, prendendo note granata.
Ho voglia di annusarlo. Nel suo profumo ricco, elegante, ampio,colgo subito la violetta ed il lampone. Riavvicino il bicchiere al naso e mi pare di ritrovare il profumo del fieno. Avverto il legno, non riesco a distinguerlo bene, mi ricorda una falegnameria dove si taglia del legno vecchio e duro. Riprovo, facendo roteare il bicchiere. C'è ancora qualcosa... Spezie! Non so quali. Mi concentro per estraniarmi, da quanto mi accade attorno e poi ...pepe! Sì! Avverto il profumo di un buon pepe mentre lo si macina. Lo assaggio, prima un goccio, lo scaldo in bocca, poi un altro goccio e lo deglutisco.
E’ un vino equilibrato, solido, pieno di stoffa. Lo passo in rassegna: giusta l'acidità, buona la morbidezza. I tannini prevalgono leggermente ma sono tannini nobili che gli conferiscono austerità. Ah l'alcol… deve essere buono, sento un pò di calore in gola.
Riavverto gli aromi, soprattutto quello del legno. Ma non stenterei a definirli "aromi di legni" tanta è l'ampiezza delle sensazioni. Alt... Mi pare... Riannuso...Sentori di erbe, direi di felci. Quello che mi colpisce ancora è la durata di queste sensazioni gradevoli; dopo aver deglutito, le risento in tutta la bocca e nel naso per almeno altri dieci secondi.

Pensando che aspetto, profumo e sapore sono fra loro in perfetta armonia, depongo il bicchiere.

Vorrei intonare la marsigliese e, citando non so chi, mi dico che questo non è un vino, è un'esperienza.



A cura di Rocco Lettieri



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