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Gli Articoli del Simpatico


 VITA ASSOCIATIVA della "UNIONE"
 02/05/2012 22.21.33

Caro, dolce vino: ti amo
di Antonio Guerci

Sappiamo da recenti statistiche che i cavalieri della Repubblica sono circa 400.000 e che i cavalierati, le commende e le onorificenze sono tra le più marcate debolezze degli italiani. E i presidenti? Quanti sono i presidenti? Certamente altrettanti, o forse più numerosi. Io ne conosco alcuni eccezionalmente dinamici e volonterosi che guidano con disinteressata dedizione sodalizi sportivi, enti benefici e ogni sorta di organizzazioni: una categoria di personaggi di robusta stoffa nostrana che non vanno confusi con i “mega-presidenti” alla Fantozzi e che non additano al prossimo le mete nebulose della fantascienza economica, ma uno stimolante impegno, a misura d’uomo, cui dedicare il tempo libero.

Tuttavia uno dei presidenti più tipici l’ho incontrato recentemente in una panetteria di Cantù, della quale è titolare, mentre, nel tardo pomeriggio di un sabato, metteva a lievitare l’impasto per il pane festivo.

Poi il discorso è continuato fuori di là e il trentaduenne Rocco Lettieri — oriundo lucano ma ormai da vent’anni lombardo, ragioniere delle “serali” e universitario fuori corso — abbandonati i panni del fornaio, mi ha raccontato la storia della “Unione simpa¬tizzanti del vino” (tel. 031. 731376), nata nel 1973, tra sette amiconi (l’attuale polivalente segretario Cazzaniga si è aggregato dopo...), ad un tavolo della “Antica trattoria Balé”, nel vicino paese di Figino Serenza.

“Quella trattoria - mi ha detto Lettieri - era emblematica poiché rappresentava la tradizione di una cucina casalinga e versatile, unita alla amorosa passione per i vini più adatti, in una zona nella quale si mangia e beve generalmente in fretta, senza troppo badare ad aromi e sapori. “La trattoria del Balé” è tuttora gestita dal socio fondatore Michele Orsenigo (detto Balé come suo padre), ma a quel tempo era ancora un piccolo e caratteristico locale campagnolo, dove la madre di Michele cucinava per pochi coperti con il suo singolare talento di cuoca. All’inizio era facile riunirsi da lui, alla buona, ma poi i nostri soci sono aumentati, i clienti di Michele pure, la trattoria si è trasferita in un’altra costruzione nuova, forse anche esteriormente più confortevole, ma per noi meno significativa...”.

E allora? “Allora il problema è grosso. Una sede che non sia una trattoria è un pò un controsenso, poiché noi ci riuniamo sistematicamente ogni primo martedì del mese per parlare di vino e, quasi sempre, per degustarne tipi nuovi e particolari. A questi fini l’ambiente della cantina e dei fornelli diventa quasi essenziale per organizzare in presa diretta gli accoppiamenti ideali dei vini con i cibi e per creare la giusta atmosfera nelle degustazioni pilotate”.

Come? C’è qualcuno che dirige l’operazione? Una specie di maestro del coro? Il presidente mi ha guardato con severità. “Bevitori non si nasce, ma si diventa se lo ricordi; per assaporare fino in fondo un calice di vino, distinguere un tipo dall’altro, individuarne l’albero genealogico, afferrarne pregi e difetti, è necessario apprenderne l’arte da chi già la conosce: incominciare col “doppio comando”, come si fa con gli aerei, e poi si può decollare da soli!”.

Perciò adesso dove vi riunite? ho domandato io, usando, senza volerlo, il tono dello scolaro pentito. “Purtroppo siamo temporaneamente nomadi - ha precisato Lettieri - con un punto d’incontro sperimentale presso un accogliente albergo di Cantù. E pensi che, per risolvere integralmente il problema ho perfino tentato di mettermi in società con un amico cuoco e prelevare un locale del paese insieme: ma ancora non siamo riusciti a combinare”.

Il presidente, ormai trascinato dall’argomento prediletto, mi ha inondato di fogli, circolari, menu, pieghevoli, ritagli di giornale, mentre mi illustrava la intensa attività svolta dall’Unione dalla fondazione ad oggi, fino a raggiungere l’attuale consistenza associativa di circa 250 soci, in gran parte attivamente partecipanti all’attività del sodalizio. Mi ha parlato del programma di degustazione dei vini di tutte le regioni italiane, delle periodiche manifestazioni “eno-gastronomiche” che hanno comportato anche trasferte in altre regioni e coinvolto cucina e vini di Francia, e, infine, del recente “Corso di merceologia vitivinicola e degustazione di vini italiani” che si è concluso ai primi di Giugno, dopo una serie di lezioni serali a tutto esaurito.
“Vede - mi ha confidato - noi non vendiamo il vino, ma il desiderio e la curiosità di berlo. Perché non prova anche lei, che afferma di essere quasi astemio. Forse si ricrederebbe”.

Vincendo la mia naturale riluttanza, mi ha persuaso a tentare l’esperimento. Mi ha offerto alcuni calici in successione nei quali aveva religiosamente versato il liquido da bottiglie, che, a giudicare dalla cautela con cui venivano trattate, avrebbero potuto contenere anche nitroglicerina. Sotto la sua guida, ho cercato di imitarlo, annusando, sorseggiando, schioccando la lingua, facendomi una specie di gargarismo col gotto di vino e discutendo le mie sensazioni col presidente. Lettieri aveva aggettivi appropriati e insoliti per ogni sensazione. Io nulla tranne: buono, dolce, abbastanza secco e giù di lì. Insomma, mi pareva di bere più col cervello che col palato. Ho dimenticato di chiedergli se, con quel raffinato sistema, è ancora possibile prendersi una sbornia classica: quella che fa cantare e barcollare. Probabilmente no. Lo schiamazzo e le gambe molli non possono che essere il frutto del più retrogrado analfabetismo enologico.

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MOBILI & VINO di Adriano Romanò
Confraternite, consorterie, baccheidi et similia. Parliamone un pò.
Da L’Enotecnico 1977

MOBILI & VINO, si scriverà un giorno sul blasone, senza «merletti», di Cantù, nuova sede di questa dotta associazione. «L’Unione» — come è brevemente definita, ignorando l’altra del perduto impero — se non ci fosse bisognerebbe inventarla. Cento, mille Unioni Simpatizzanti del Vino, onde poter riparare i guasti ed emendare i delitti dei fabbricanti di nostralini, di nordicchi e di bibitine italioti. Radiotivvù, ebdodamari, riviste specializzate, quotidiani, libri e, forse, qualche bollettino parrocchiale, (siamo nella pia, comasca Brianza), l'hanno resa famosa nel nostro piccolo mondo eno-cucinario, urbano e forese, di qui e di fuori.

L’Associazione Enotecnici Italiani, con l’allora direttore Vittorio Fiore e tre o quattro soci, sensibili al grido di dolore di un gruppo di canturini, e satelliti, eno-indotti ed assetati di «verità», come si suol dire, collaborò fin dagli inizi, (prima ed unica), con sapienza, amore ed umiltà. «L’Enotecnico», perciò, deve dedicare spazio e cure a questa pupilla, nata alcuni anni or sono dalla fantasia, dal coraggio e dal dinamismo di Rocco Lettieri e Michele Orsenigo, prestinaio il primo, oste il secondo.
La «Nostra» fu fondata, tra una levata e una cotta, nel caldo ed ospitale forno di Lettieri, tra un gotto di pane e un boccon di vino; i primi anni li trascorse nella sede della antica trattoria «Balé» di Figino Serenza, ora completamente rinnovata. Una lieta nascita seguita da una migliore infanzia e una promettente adolescenza. Un breve arco di tempo ricco di iniziative, di eccellenti risultati e soprattutto di cultura.

L’Unione, che per fortuna non è composta da missionari ed enovestali, fa assegnamento sulla collaborazione «interna» dell’accorto, curiale segretario, Sergio Cazzaniga, alias «Cisterna di Cramant», dei consiglieri, fedeli ed «osservanti» (non è mancato un democratico vento di fronda in questo periodo e fidiamo che non venga a mancare in futuro), e di alcuni docenti filantropi, o quasi, carissimi amici, ma di fatto è saldamente governata dall’attivissimo presidente Rocco Lettieri, lucano di origine, brianzolo per vocazione. Questa specie di confraternita, affrancata dai soliti vincoli ed intrallazzi del sottobosco eno-cucinario e perciò libera ed autosufficiente, è la diretta proiezione della straripante ambizione, della passione, della intraprendenza, delle iniziative, delle fatiche e delle cordiali prevaricazioni, venate di garbate e sottili discussioni, di Rocco Lettieri, ragioniere e, forse, futuro «dottò» in scienze politiche.

Una simpatica «Unione presidenziale» se si vuoi usare una definizione politica ricorrente. I soci, numerosi ma «scelti», la seguono ovunque e partecipando alle attività didattico-culturali e alla vita sociale, piuttosto lieta direi, le donano notorietà e positività; tra l’altro, pur appartenendo a differenti categorie sociali, fraternizzano nel senso più lato del verbo. Merito dei buoni vini?
Esisteva il pericolo di trasformarla in un ennesimo, pedissequo gruppo di calici ambulanti, strippatori e beoni, depredati e turlupinati dai pirati delle mangiatoie domenicali di questo bel paese, ormai ridotto a una bidonville turistica.

Tutto ciò,ovviamente, non è avvenuto.
E, ovviamente, in occasione di incontri e riunioni ufficiali i soci e gli ospiti pranzano o cenano. La loro non è una risposta alle mere sollecitazioni fisiologiche e mondane, bensì il desiderio di scoprire quei vini e quei piatti, la loro storia, le loro origini, le loro affinità. L’appagamento di una curiosità intellettuale, un fatto di cultura, pur se non trascendentale. Fin dai lontani primi corsi di degustazione e di spicciola merceologia vinicola, i partecipanti dimostrarono di intuire, prima, e di intendere, dopo, i pregi ed i difetti della nostra e altrui produzione.

Oggi all’Unione difficilmente si sbaglia bottiglia; si sa interpretare l’etichetta e, fatto più importante, valutarne il contenuto di ogni contenitore, dal prezzo alla qualità. Dalla Valle d’Aosta alla «Costiera amalfitana», dall’Alto Adige all’Umbria, dal Piemonte al Friuli, dalle Terre Rosse di Zola Predosa a Montecarlo (Lucca), dalla Marca Trevisana alla Toscana, i «Simpatizzanti» ed i familiari, periodicamente si recano sui luoghi di produzione onde scoprire, riscoprire e, soprattutto, diffondere i buoni vini italiani, a volte addirittura ignorati dai Vati d’ Enotria.

I corsi di degustazione e di cultura viti-vinicola sono svolti da illustri professori ed Enotecnici, da specialisti, da giornalisti e scrittori; a braccio ne ricordo alcuni: Vittorio Fiore, Vittorio Lissoni, Andrea Pancotto, Giorgio Grai, Pino Zardetto, Prof. Ivan Cescon, Prof. Bergonzini, Prof. Passeri e Prof.sa Passeri, Dott. Giuseppe Martelli, Dott. Stefanutti, Piero Antolini, Vincenzo Buonassisi, il duo Alberto Brovelli, Fausto Maculan.

Ora l’Unione è dignitosamente rappresentata in seno all’ONAV; presidente, presidentessa, segretario e alcuni soci hanno superato gli esami e sono stati promossi “assaggiatori”.

Finalmente han dimostrato per vincere non ci vogliono i…beoni.



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