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 PARLIAMO DI NO ALCOOL
 22/12/2008 18.27.51

Rapporto Aci - Istat 2007 sugli incidenti stradali

Prima dell'alcol ci sono anche (e soprattutto) altre cause

Ogni giorno in Italia si verificano in media 633 incidenti stradali, che provocano la morte di 14 persone e il ferimento di altre 893. Nel complesso, nell’anno 2007 sono stati rilevati 230.871 incidenti stradali, che hanno causato il decesso di 5.131 persone, mentre altre 325.850 hanno subito lesioni di diversa gravità.

Rispetto al 2006, si riscontra una diminuzione del numero degli incidenti (-3,0%) e dei feriti (-2,1%) e un calo più consistente del numero dei morti (-9,5%).

L’analisi dell’incidentalità nel lungo termine mostra una costante riduzione della gravità degli incidenti, evidenziata dall’indice di mortalità (numero di morti ogni 100 incidenti), che si attesta al 2,2% nel 2007 contro il 2,8% del 2000, e dall’indice di gravità, che passa da 1,9 a 1,6 decessi ogni 100 infortunati.

In Italia, nel periodo 2000 – 2007, gli incidenti sono passati da 256.546 a 230.871, i morti da 7.061 a 5.131, i feriti da 360.013 a 325.850. Si è pertanto registrato un decremento del 10% per quanto riguarda il numero di incidenti, del 9,5% per i feriti e del 27,3% per quanto riguarda il numero di morti in incidente.

Va sottolineato che, nello stesso periodo, il parco veicolare è cresciuto del 15,7%.

Perché avvengono gli incidenti

L’analisi delle circostanze accertate o presunte di incidente non fa rilevare differenze notevoli rispetto all’anno precedente. I comportamenti errati di guida costituiscono il 93,5% delle cause di incidente, tra cui il mancato rispetto delle regole di precedenza pesa per il 17,6%, la guida distratta per il 15% e la velocità troppo elevata per il 12%: sono queste le prime tre cause di incidente, costituendo da sole il 45% del totale dei casi. Lo stato psico-fisico alterato del conducente pesa sul totale solo per il 3,1%. Di questa quota, l’ebbrezza da alcol è la più frequente (68% della categoria, ma solo 2,1% sul totale generale delle cause), poi il malore, l’ingestione di sostanze stupefacenti o psicotrope ed il sonno che con 2.612 casi pesano per il 29%.
Soltanto in 1.108 casi, che pesano per lo 0,4% sul totale, sono stati difetti o avarie del veicolo ad aver causato gli incidenti.

Il comportamento scorretto del pedone o lo stato psico-fisico alterato dello stesso si rileva in 8.745 casi e pesa per il 3% sul totale delle cause di incidente

Conclusioni, gli incidenti sono causati da: in %

Mancata precedenza 17,60
Guida distratta 15,00
Velocità elevata 12,00
Psico-fisico 3,10 (di cui il 2,1% da alcool)
Malori, sonno e droghe 29,00
Avarie ai veicoli 0,40
Comportamento scorretto dei pedoni 3,0

E con questi dati si vuole colpevolizzare tutta la categoria dei gourmet, dei degustatori, dei giornalisti (che devono per lavoro) e degli amatori del buon vino italiano?

Siamo arrivati dunque davvero al non senso della colpevolezza che vuole attribuire all’alcool da vino la causa degli incidenti ben sapendo che due bicchieri di vino rosso (e pure bianco) tolgono il medico di torno.

Si vuole davvero arrivare a colpire chi di vino (o di alcool) ferisce???

Allora cerchiamo prima di capire chi fa gli incidenti.

E questi sono i dati dell’ACI, relativi ai conducenti d’auto:

http://www.aci.it/fileadmin/documenti/notizie/Comunicati/Comunicato_19Dicembre.pdf


CONDUCENTI MORTI IN INCIDENTE STRADALE

Età Autovetture Ciclomotori Motocicli
<14 35 2 3
14-17 55 100 41
18-22 325 38 122
23-27 302 14 204
28-35 315 42 309
36-50 448 56 363
>50 757 98 126
Imprecisata 72 8 14
Totale 2.309 358 1.182

Ciò sta ad indicare che i maggiori incidenti sono causati da persone che hanno tra i 18-22 anni (325) e tra i 36-50 anni (448).

Da oltre i 50 anni in su il totale va a 829 (contro i 773 della fascia di cui sopra).

Il che a significare che oltre i cinquant’anni i morti distribuiti su almeno 40 anni sono appunto 829 e che sotto i cinquant’anni, la fascia compresa tra i 18 e i 49 anni porta il numero dei morti a ben 1380.

Pertanto una diversificazione di tasso minimo di alcool sarebbe oltremodo utile e necessaria per salvaguardare un PAESE, l’Italia, dove una stragrande maggioranza vive sul prodotto più nobile al mondo: il VINO.

Una tabella di questo tipo potrebbe aprire gli occhi, e le orecchie, a chi siede al Governo, che nulla fa per salvare una categoria che vorrebbe anche poter tranquillamente uscire a cena e degustare un ottimo vino in abbinamento al piatto.

Una proposta potrebbe essere vista con una scala di età:

da 18 a 22 anni - "tasso ammesso per guidare “ 0,0 ” .
da 23 a 27 anni - "tasso ammesso per guidare “ 0,2 ”.
da 28 a 35 anni - "tasso ammesso per guidare “ 0,3 ”.
da 36 a 50 anni - "tasso ammesso per guidare “ 0,4 ”.
da 51 in su - "tasso ammesso per guidare “ 0,5 ”.

In questo modo si scoraggiano i giovani e si dà la possibilità agli adulti, che sanno bere con più moderazione, di poter degustare qualche buona bottiglia senza penalizzare del tutto la ristorazione e tante aziende vitivinicole che con il minimo a tasso “ 0,2 ”, saranno costrette a chiudere bottega.

P.S.) Non sarebbe male chiedere alle Autorità competenti di dotare di un PATENTINO SPECIALE i GIORNALISTI DEGUSTATORI e gli ENOLOGI, poiché molto del loro lavoro comporta il fatto di bere vino.

E non si è mai sentito che questa categoria abbia procurato danni gravi con morti e feriti come quelli che stanno facendo stragi nei fine settimana.

Firmato da: Rocco Lettieri


Altri pensieri ripresi da www.WineFocus.it

Consorzio Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero
Limite alcolemico a 0,2 - Riflettiamo con attenzione

In questi giorni la commissione Trasporti della Camera, presieduta dall’On. Mario Valducci, sta studiando alcune modifiche del codice stradale che prevedono il progressivo inasprimento delle pene per chi guida dopo aver assunto alcol. Esisterebbe un consenso fra le vari parti politiche per abbassare il limite del tasso alcolemico da 0,5 a 0,2 grammi per litro. Il principio ispiratore di tali provvedimenti è quello della cosiddetta tolleranza zero: “chi beve non guida”.

Come rappresentante di una delle realtà vitivinicole più importanti d’Italia, il Consorzio Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero ritiene di poter intervenire nel dibattito e contribuire a una riflessione seria, perché i produttori di vino sono prima di tutto genitori e figli, consapevoli che la vita e le abitudini di oggi sono ben diverse da quelle di cinquant’anni fa, ma nello stesso tempo, da cittadini responsabili, vorrebbero evitare scelte affrettate e inefficaci. Il Presidente del Consorzio Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero, Claudio Rosso, si rivolge pertanto alle autorità politiche con la seguente dichiarazione:

La gravità del fenomeno degli incidenti stradali mortali interpella tutti come cittadini, anche perché oltre un certo limite non si può più parlare di “incidente” nel senso di evento raro e occasionale, ma di fenomeno cui porre rimedi strutturali. Tra le azioni da intraprendere ve ne sono alcune già sperimentate con successo in altri Stati. La prima è quella che riguarda la velocità, tant’è che negli Stati Uniti, dove si utilizzano i demoltiplicatori per le auto più potenti, la percentuale di mortalità è di cinque volte inferiore alla nostra. Ci sono poi fattori decisivi come la puntuale manutenzione delle strade, il rispetto delle regole, le limitazioni per i più giovani e via dicendo.

L’alcol e le sostanze che alterano i sensi sono un altro importante capitolo e proprio per questo nel nostro Paese sono state introdotte da poco regole severe con il limite dello 0,5%. Gli italiani si stanno abituando a tenerne conto, anche se ci sono varianti individuali molto significative per cui non si può assolutamente dire che a quei livelli si è ubriachi. Il normale consumo di due bicchieri di buon vino può portare a quel dato ma gran parte della nostra popolazione ne riceve beneficio e non si ritrova con i sensi alterati.

Come non ripetere che c’è differenza tra super-alcolici e vino di qualità? Abbiamo una cultura millenaria da cui impariamo che il vino a pasto non è solo un optional, ma un fattore alimentare e di salute.

Abbassare il limite a 0,2 grammi per litro significa cancellare totalmente la possibilità di bere vino per chi debba guidare, trasformando la nostra bevanda nazionale, compagna di ogni buon pasto, in qualcosa di occasionale ed estraneo alla vita quotidiana. Ci sono persone più sensibili all’alcol che devono conoscersi e limitarsi, ma questo non può voler dire che tutti se ne debbano astenere come peraltro alcune leggi impongono in altre parti del mondo.

I produttori di vino debbono essere i primi a combattere l’alcolismo e così sta avvenendo con il dimezzamento dei consumi e la crescita qualitativa. Forse dovremmo persino sponsorizzare le associazioni che lavorano contro la triste piaga dell’alcolismo, ma sarebbe assurdo che non difendessimo l’idea di produrre qualcosa che piace e “fa bene”.

L’idea della cosiddetta “tolleranza zero” contro i fenomeni che causano incidenti stradali non può limitarsi al divieto di bere un bicchiere di vino se si guida: non ci sarebbero i risultati che ci si aspetta e si metterebbero in difficoltà un bel po’ di persone “tranquille”. È questo il motivo per cui il nostro Consorzio di Tutela ha contribuito alla nascita di un “Osservatorio nazionale sul consumo consapevole” che ha sede nel Castello di Grinzane Cavour dove il noto Conte Camillo Benso usava le buone bottiglie per tessere accordi con tutte le corti europee.

In definitiva, crediamo di interpretare l’opinione di molti se chiediamo al Parlamento e al Governo di meditare con attenzione l’ipotesi del limite del tasso alcolemico a 0,2 grammi per litro

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Gli effetti combinati delle sostanze stupefacenti e dei farmaci?
Guida: guardare solo all'alcol è un atteggiamento miope di Francesco Orlandi (*)


Caro Direttore, (del Corriere Vinicolo n.d.r.)

Guidare “in stato di ebbrezza”, come recita il Codice della strada, è un atto di incoscienza che non ha difensori. I medici consigliano l’astensione dal bere e da determinati farmaci, per non parlare delle droghe, prima di guidare e di intraprendere ogni altra attività a rischio di infortunio. Una raccomandazione così semplice e generica è, paradossalmente, molto più aderente alle conoscenze scientifiche delle dettagliate tabelle orarie esposte nei bar e ristoranti, pubblicate nei quotidiani, nei periodici, ed in decine di siti internet. A tutte queste tabelle orarie va riconosciuto un valore di richiamo generale, ma è meglio non leggerle. Sono spesso inesatte, discordanti, e comunque opinabili.

Non ci sono difensori dell’ebbrezza nemmeno nel mondo produttivo. Il Corriere Vinicolo, voce non secondaria dell’industria enologica, si è più volte espresso decisamente contro. L’ultima testimonianza, trasparente e senza compromessi, è della Associazione Giovani Imprenditori Vinicoli Italiani, Corriere Vinicolo dell’8 dicembre scorso. Essa si conclude con l’interrogativo: è tutto giusto, ma perché non si parla anche delle ebbrezze non alcoliche? (1).

Già,perché nei titoli e nelle iniziative passa solo l’alcol? Finirà forse che un’ebbrezza da cannabis o cocaina comporterà pene più miti dello 0,2 g/l di alcolemia?

Perché si propongono provvedimenti dedicati alla sola guida? Per l’ebbrezza alcolica nel luogo di lavoro, che può originare disastri anche maggiori, resterà in vigore la multa prevista dal dl 125/2001?

Negli anni 2000 le intemperanze sono il più spesso combinate. Il National Institute on Alcohol Abuse and Alcoholism (NIAAA) ha verificato il grado di sovrapposizione tra abuso di alcol e uso di droghe nella guida in un campione di 43.000 americani. L’alcol era al primo posto, ma la combinazione con le droghe era così elevata da indicare, siamo al marzo 2008, una strategia unica alcol-droga (2). In Europa la droga più frequente negli incidenti stradali è la Cannabis, con o senza alcol. Tre milioni di europei ne fanno uso ogni giorno, e 4 su 5 di loro hanno guidato in stato di ebbrezza da cannabis. La droga è più frequente nei giovani, mentre negli anziani è frequente l’incapacità da benzodiazepine.

Si impone pertanto una strategia europea unitaria alcol-droghe-farmaci (3). Uno studio su 17.000 guidatori coinvolti in incidenti mortali, Francia 1999-2003, stima le frequenze dei vari tipi di ebbrezza: per un caso da cannabis sono stati riscontrati quattro casi dovuti all’alcol e sei casi di combinazione alcol-cannabis. Il target prioritario diviene pertanto il giovane guidatore con ebbrezza mista (4). Sempre in Francia, il rischio stradale da cannabis è più che raddoppiato in pochi anni, ed è largamente sottostimato per l’assenza di accertamenti (5). Anche il governo canadese attira l’attenzione, pochi mesi fa, sull’ebbrezza mista alcol-droghe (6). Tra i farmaci che interferiscono con la guida viene posto l’accento sulla terapia dell’ipertensione (rischio quasi quadruplo rispetto alla popolazione di riferimento, RR 3,8) e gli antidepressivi (RR 3,6) (7). Dobbiamo continuare questa rassegna sull’ebbrezza mista?

Non manca in Italia l’attenzione alle radici unitarie dell’intemperanza, al “vuoto che non riusciamo a riempire” per riprendere il tema dell’Osservatorio Permanente Alcol e Giovani, Roma dicembre 2008 (8). E’una transizione dal discorso centrato sul prodotto alle riflessioni centrate sul consumatore, sulla fisiopatologia clinica. Lungo questa strada si può scoprire che uno stesso provvedimento scoraggia l’ebbrezza al volante ed insieme, che so, l’obesità.


* Gastroenterologia, Università di Ancona;
Scienze Viticole ed Enologiche, Università di Torino;
Gruppo “Vino e Salute”,
Accademia Italiana della Vite e del Vino.
f.orlandi@fastnet.it




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