il SimpaticoIl Simpatico
Gli Articoli del Simpatico


 “Le mie divagazioni” di Renato Ratti
 23/01/2005 19.04.54

Libro postumo del grande enologo di La Morra

Il concorso internazionale Gourmand World Cookbook Awards premia ogni anno, da dieci edizioni, i migliori libri di enogastronomia.
Quest’anno nella categoria “Miglior libro italiano di letteratura sul vino” è risultato vincitore “Le mie divagazioni”, edito nel marzo dello scorso anno, dalla casa editrice SAGITTARIO di Agliano Terme e sponsorizzato dal Consorzio di tutela dell’Asti: si tratta di una raccolta di 60 vignette umoristiche di Renato Ratti, l’intellettuale del vino scomparso nel 1986: i problemi del vino – sembrano volerci comunicare questi disegni – si ripropongono nel tempo e dimostrano che una sana e generosa vena di ironia è più efficace di tanti discorsi. La premiazione avverrà venerdì 11 febbraio durante la serata di gala che si svolgerà nella città svedese di Grythyttan, nella provincia di Orebo, a 160 chilometri dalla capitale Stoccolma, alla presenza del Re di Svezia.
Nel libro rivivono i ricordi e le testimonianze di amici e colleghi di Renato: Elio Archimede, Renzo Balbo, Vittorio Vallarino Gancia, Gabriele Gasparro, Pino Khail, Giacomo Oddero, Carlin Petrini, Pietro Ratti e Ezio Rivella. Il libro concorrerà, nella stessa categoria, alla finalissima tra tutti i libri del mondo.

*********
Altro che divagazioni: Ratti centrava sempre il tema

a cura di Elio Archimede

Le vignette dello scomparso intellettuale del vino, ora pubblicate dalla casa editrice Sagittario, conservano validità e freschezza ironica. Uno sguardo acuto sul palazzo del vino e le sue modestie
Il Piemonte, pensava Renato Ratti, ha diritto ad un forte investimento di cultura, lo possiamo guidare meglio con la forza delle idee e della parola scritta. Ancora una volta in Renato non c'era né modestia né domanda di consenso. Uno come lui le cose le conosce prima, anche i pensieri dell'altro. Probabilmente non riuscii a tradurre in parole tutta la mia soddisfazione per quella informazione che mi dava, ma tanto lui non l'aveva chiesto, lo sapeva già. Fu allora che nacque l'idea di un libro (oggi edito da Sagittario), nella consapevolezza che i problemi del vino si ripropongono nel tempo e che una sana e generosa vena di ironia, dote rara, è più efficace di tanti discorsi. L'apporto di Renato fu sempre discreto e determinante. Nessuna modestia attraversava le sue parole, sapendo di essere il migliore, ma neppure il timore di perdere la proprietà delle idee, perché si lavorava per il territorio e per la storia, e si sa che territorio e storia sono galantuomini e restituiscono sempre con gli interessi quanto hanno ricevuto. Lei può capire, mi disse, come se già rinviasse a futuri colloqui. Chi vive nella dimensione storica e sa di essere in anticipo sui tempi, prevede.
Renato Ratti era un grande conoscitore del vino e lo ricorda anche Pino Khail: " Nella monacale aula magna del severo ateneo universitario di Amsterdam, pretenzioso di stile classicheggiante, ricolmo all'inverosimile di signore eleganti e attempati "signori per bene", quella sera veramente non si sentiva volare neanche la classica mosca. Il silenzio era tombale quasi che sul leggio, a parlare, fosse un redivivo Rembrandt, simbolo di una cultura policroma di eterni colori o un fiero Martin Lutero impegnato a propugnare le sue riforme ed esondare dai canali di quell'artificiale Venezia con le sue proteste. Ma non era Rembrandt e non era Lutero e non si parlava delle esegesi bibliche ma, tutt'al più, di esegesi vinicole che potevano incuriosire, forse impressionare, ma non avrebbero mai portato all'ira papale. Ed a parlare non era un frate in odore di scomunica, ma un enologo in imprevedibile odore di serietà. Si chiamava Renato Ratti e pochi, tra quelli che religiosamente lo ascoltavano, lo conoscevano. Ma quella sera anche noi, che gli eravamo quasi fratelli, non lo riconoscemmo. Perché, quella sera, forse per la prima volta nella sua vita pubblica, Renato Ratti si era preso sul serio." Del Ratti vignettista, Giacomo Oddero afferma: "Gestiva questo suo sapere con un'intelligenza ironica e senza il sussiego dell'intellettuale. Aveva la battuta pronta, a volte bonaria, a volte, quando ci voleva, tagliente e forte come l'accetta che tronca la vite che non dà uva buona". Aggiunge Gabriele Gasparro: "Un'acuta ironia che Renato riversava, con la sua matita veloce, sui fogli degli appunti durante le chilometriche riunioni. Tratti rapidi ed essenziali, come il suo pensiero. Il personaggio: un pupazzetto semplice, ora attento, ora dubbioso o sconfortato, vittima della burocrazia, dei cavilli e delle complicazioni inutili. Un perseguitato del sistema, insomma un Paperino disneylandiano di casa nostra".
"L'ho sempre stimato per la sua bontà - dice Vittorio Vallarino Gancia - per la sua intelligenza e per la sua lucidità di pensiero, ma per me è stato soprattutto un grande amico con la A maiuscola, forse oltre ad essere un amico per me era anche un fratello". Lapidario Ezio Rivella: "Renato Ratti aveva innata la capacità rappresentativa della vignetta, che fin da bambino, tracciava con tratti rapidi e sicuri della matita, ma soprattutto era dotato dell'intelligenza e del senso critico umoristico, che sono proprie del grande vignettista". Renzo Balbo lo portò al Consorzio dell'Asti, e "Ratti rivelò tutta la sua onestà e salda struttura. La sua profonda conoscenza del nostro difficile mondo, la sua coerenza ai propri principi morali, la sua autorità di giudizio mano a mano che i problemi si presentavano. Ratti fu in quei frangenti l'uomo giusto al posto giusto". La nostra soddisfazione è averlo definito da tempo l'intellettuale del vino. Per la nostra formazione, intellettuale vuol dire colto e divulgatore, ma anche e soprattutto anticipatore e guida, una dimensione superiore a quanto possa esprimere il banale "leader". Perché lui del capo aveva il carisma ma anche la cultura umanistica, il senso di appartenenza alla civiltà mondiale. Quella del vino, quella delle idee.

Un pensiero di Rocco Lettieri

Nel dicembre del 1988 dedicai allo scomparso Renato Ratti la copertina de IL SIMPATICO con un disegno del canturino prof. Romano Rè. Renato ci lasciò all’età di 53 anni. Lasciava la moglie Beatrice e i figli Piero e Giovanni. Renato era legato al vino da un amore come un figlio è legato alla madre dal cordone ombelicale. Sulle terre del Barolo si è fatto Uomo di scienza ed ha acquistato coscienza enologica. Ambasciatore del vino italiano nel mondo ne era profondo conoscitore, degustatore e produttore. I suoi “Barolo” dell’Annunziata ancora oggi sono tra i più importanti “cru” di quel vino che lo portò a dedicargli anche un Museo: il Museo dell’Abbazia dell’Annunziata di La Morra, raccolta di documenti e attrezzi dell’agricoltura. Ha continuato la sua opera, con estrema intelligenza, il nipote, Massimo Martinelli.

Per visite: preannunciarsi al numero di tel. 0173. 50185

Copia della pubblicazione (prezzo di copertina 15 € ) può essere richiesta a Sagittario Editore, telefonando al numero: 0141. 95.42.78; fax 0141. 95.41.93, e-mail: baroloco@tin.it.

a cura di Rocco Lettieri

Back | Home



“Le mie divagazioni” di Renato Ratti....23/01/2005 19.04.54....rocco

il simpatico-melograno